The Years of the Cupola – Studies, 2015
Gli anni della Cupola – Studi, 2015
ISSN: 2364-6373

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Lorenzo Fabbri

Gli anni della Cupola:
una grande risorsa per gli studi fra tradizione e innovazione



La presentazione al pubblico, il 29 giugno del 2009, degli Anni della Cupola fu per me un’occasione particolarmente gradita, non solo perché come responsabile dell’archivio dell’Opera del Duomo ebbi la soddisfazione di veder giungere in porto un progetto tanto ambizioso e complesso, ma anche perché mi sentivo personalmente legato a questa grande impresa condotta da Margaret Haines. Infatti, la sua elaborazione aveva fin dall’inizio accompagnato il mio servizio come archivista dell’Opera, intrapreso all’inizio di ottobre del 1994, quando il progetto, già in fase di avanzata preparazione, era sul punto di partire. Ho quindi visto nascere e crescere questa ‘creatura’ lungo tutto il corso della sua vita e, pur non avendo partecipato direttamente alla sua realizzazione, ho sempre condiviso le sue varie fasi lavorando a stretto contatto con la dott.ssa Haines e i suoi collaboratori Gabriella Battista, Patrizia Salvadori, Lucia Sandri e Rolf Bagemihl.

Ricordo che fin dalle prime conversazioni con Margaret Haines, ciò che mi colpì favorevolmente fu l’idea che uno strumento del genere non dovesse basarsi su una selezione tematica o tipologica dei documenti, ma si proponesse di includere tutto il materiale dell’archivio compreso entro limiti cronologici prestabiliti. Ciò ai miei occhi aveva una importanza decisiva perché avrebbe evitato di condizionare il ricercatore con scelte che non potrebbero che essere soggettive ed arbitrarie.

Sarà infatti il caso di sottolineare che nonostante il fatto che i limiti cronologici – 1417-1436 – siano quelli del capolavoro brunelleschiano, Gli Anni della Cupola è un’edizione digitale di tutti i documenti dell’Opera del Duomo, senza eccezione. È corredata da una ricchissima griglia di chiavi di accesso per nomi, per funzioni o per materie, che consentono una ricerca mirata, lasciando comunque intatta la possibilità di ricostituire virtualmente l’unità del pezzo archivistico e della serie.

Il progetto si è avvalso fin dall’inizio dell’assistenza informatica dell’Istituto di Linguistica Computazionale del CNR di Pisa e in particolare del dott. Eugenio Picchi, che ha messo a disposizione il software DBT. Qualche anno dopo prese avvio anche la collaborazione con il Max-Planck-Institut per la storia della scienza di Berlino, grazie alla quale si è pervenuti ad una versione disponibile su Internet.

Questo tipo di progetto rientra a pieno titolo nell’orientamento attuale dell’archivio, anzi ha contribuito a indirizzarlo. Un orientamento fortemente incline alla realizzazione di archivi digitali (si vedano, ad esempio, le risorse elettroniche relative ai registri battesimali e ai codici corali) e, più generalmente, alla valorizzazione scientifica del patrimonio documentario dell’archivio.

Mi preme osservare come questo progetto, che guarda al futuro da un punto di vista tecnologico e anche come concezione, abbia radici profonde in una lunga tradizione di edizioni di fonti, che ormai da un secolo e mezzo contraddistingue la storia del nostro archivio. Il punto di partenza di questa tradizione è rappresentato dall’opera di Cesare Guasti, in particolare le due sillogi documentarie da lui curate a distanza di trent’anni l’una dall’altra, dedicate rispettivamente alla cupola1 e alla costruzione della cattedrale e del campanile.2 Il Guasti fu archivista dell’Opera per un periodo molto breve, dall’aprile del 1850 al novembre del 1852, quando fu chiamato da Francesco Bonaini a far parte del primo organico del nascente Archivio centrale di stato di Firenze. Fin dai primissimi tempi del suo servizio presso l’Opera l’erudito pratese, ispirato da storici dell’arte tedeschi come Carl Friedrich von Rumohr e Johannes Gaye, che basavano i loro studi su un’attenta ricerca archivistica e miravano a realizzare edizioni filologiche di fonti, concepì un piano di lavoro estremamente ambizioso, consistente in una storia per documenti della cattedrale di Santa Maria del Fiore divisa in due parti: una che illustrasse i monumenti (incluse le opere d’arte relative), l’altra avente per oggetto la storia amministrativa della fabbriceria, cui quei monumenti erano stati affidati. In realtà, le due ricordate sillogi documentarie non costituiscono che una parte minore di questo grande progetto.

Guasti cupola

Fig. 1. La cupola di Santa Maria del Fiore per cura di Cesare Guasti: frontispizio dell’edizione originale del 1857.

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Poggi Duomo

Fig. 2. Il Duomo di Firenze per cura di Giovanni Poggi: frontispizio dell’edizione originale del 1909.

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Agli inizi del XX secolo l’eredità del Guasti fu raccolta da Giovanni Poggi, almeno per la parte relativa alla decorazione artistica della cattedrale. Egli avrebbe dovuto pubblicare in due volumi la vastissima documentazione da lui reperita nell’archivio dell’Opera, per tutto il periodo anteriore alla metà del ‘500. Nel 1909 venne alla luce il primo volume nella collana «Italienische Forschungen» del Kunsthistorisches Institut di Firenze.3 Il secondo, restò invece incompiuto, a causa delle pesanti incombenze che Poggi dovette affrontare con il suo nuovo incarico di Soprintendente e delle gravi difficoltà create dalle due guerre mondiali. Negli ultimi anni della sua vita, ormai rassegnato a non completare l’opera, egli la affidò a Ugo Procacci.

Anche il Procacci, ugualmente oberato dalle sue funzioni di Soprintendente, dovette rinunciare. Tuttavia, nel 1976, egli ebbe l’ottima intuizione di trasmettere il compito alla persona giusta, una giovane studiosa americana, che in precedenza aveva seguito le sue lezioni all’Università di Firenze e che l’anno precedente, sotto la guida di John Shearman, aveva conseguito il dottorato in storia dell’arte presso il prestigioso Courtauld Institute di Londra con una tesi sulle tarsie della sagrestia delle messe del Duomo di Firenze. Questa studiosa, come si sarà intuito, era Margaret Haines. Così, nel 1988 vedeva finalmente la luce l’edizione postuma del secondo volume di Poggi, unitamente alla riedizione anastatica del primo e a un ricchissimo apparato di indici.4

Saggiamente la Haines aveva optato per la pubblicazione dei documenti già selezionati dal Poggi, evitando di estendere ulteriormente il corpus. Tuttavia, leggendo la sua introduzione al secondo volume si percepisce come tale decisione fosse il frutto di molti dubbi e ripensamenti. La tentazione di allargare la base documentaria era già allora molto forte. Dalla stessa introduzione, che è datata 1986, quindi nove anni prima che prendesse il via la lavorazione degli Anni della Cupola, si rileva come già allora la Haines avesse in mente l’uso del computer per padroneggiare una mole così vasta di documenti. In sostanza, l’introduzione all’edizione del Poggi contiene in nuce l’idea di una grande risorsa online.

Possiamo quindi tracciare una linea molto evidente di continuità, consapevolmente perseguita, che dai grandi lavori del Guasti e del Poggi conduce direttamente all’esito di cui qui ci occupiamo.

Vi è però un altro aspetto che accomuna Gli Anni della Cupola non solo con questi diretti precedenti, ma più in generale con la tradizione di studi sul Duomo di Firenze: il contesto scientifico internazionale e, più precisamente, il dialogo privilegiato con due mondi accademici stranieri, quello germanico e quello statunitense. Due mondi la cui grande attenzione per Firenze, in particolare per la sua storia, la sua cultura e soprattutto la sua arte, è testimoniata dalla presenza in città di due istituti di primissimo livello scientifico, quali il Kunsthistorisches Institut e Villa I Tatti (Harvard University).

L’opera del Guasti, come si è già accennato, si poneva dichiaratamente sulla scia di studiosi tedeschi come il Rumohr e il Gaye, i cui lavori nel campo della storia dell’arte nascevano in un contesto, quello della scienza storica fiorita nel mondo germanico, fortemente orientato all’edizione delle fonti. Basti pensare che nel 1826 prende avvio la monumentale collezione di fonti dei Monumenta Germaniae Historica, seguita cinque anni dopo dai Regesta Imperii. La valorizzazione delle fonti operata dalla storiografia germanica ebbe un forte impatto sulla storia d’Italia, che disponeva di un patrimonio documentario straordinario. Ciò è particolarmente vero per gli studi sulla cattedrale di Firenze. Si è già detto dell’ispirazione tratta da Cesare Guasti per avviare il suo progetto, ma è da ricordare l’apporto offerto direttamente da grandi studiosi tedeschi, venuti ad effettuare le loro ricerche in Italia nel corso dell’Ottocento e all’inizio del Novecento, frequentando anche e in modo assiduo il nostro archivio. Basterà citare i nomi illustri di Karl Frey, Hans Semper, Robert Davidsohn e Cornielius von Fabriczy. Ed è proprio all’inizio del XX secolo che, come si è visto, Giovanni Poggi intraprende la sua edizione di fonti sotto l’egida del Kunsthistorisches Institut e per i tipi di un editore berlinese.

Dopo gli eventi bellici della prima metà del secolo, l’attenzione del mondo accademico tedesco per il nostro Duomo riprende subito vigore, sempre sotto il patrocinio dell’Istituto Germanico di Storia dell’Arte. Nel 1959 un giovane dottorando, Andreas Grote, pubblica una storia dell’Opera del Duomo,5 intesa come istituzione, relativamente al periodo della costruzione della nuova cattedrale, soffermandosi soprattutto sui meccanismi decisionali che guidano la grande impresa edilizia (un libro recentemente ripubblicato in traduzione italiana per la collana editoriale del nostro archivio). Successivamente studiosi come Braunfels, Kiesow e Kreytenberg hanno dedicato importanti saggi a Santa Maria del Fiore e al suo apparato artistico.

In questo periodo, cioè dagli anni Sessanta, anche gli studiosi americani si avvicinano al tema. Vorrei ricordare soprattutto la monografia dedicata da Howard Saalman alla cupola, corredata da una ricca appendice documentaria,6 che a buon diritto può essere ascritta a quella tradizione di edizione delle fonti dell’Opera di cui ho parlato. Si possono aggiungere i contributi di Marvin Trachtenberg, di Franklin Toker e di tanti altri nei decenni successivi. Ma naturalmente mi riferisco principalmente al grande impegno di Margaret Haines, che negli ultimi decenni ha prodotto una serie fondamentale di studi sulla cattedrale, relativi agli aspetti architettonici, alla scultura, alle tarsie della sacrestia delle messe ecc.7 Proprio la Haines con la sua formazione maturata nel mondo accademico americano e proseguita a Firenze e a Londra sintetizza perfettamente il carattere internazionale che è proprio degli studi documentari su Santa Maria del Fiore.

È quindi perfettamente logico che il progetto Gli Anni della Cupola, promosso localmente dall’Opera di Santa Maria del Fiore, finanziato in parte dalla Regione Toscana e inizialmente sviluppato sotto il profilo informatico dal CNR di Pisa, abbia poi acquisito un respiro internazionale, grazie alle collaborazioni con enti basati in Germania, come la Fachhochschule di Colonia, che ha realizzato una serie di riprese fotografiche a raggi ultravioletti per la lettura di carte alluvionate, e soprattutto il Max-Planck-Institut di Berlino per la storia della scienza, che ha fornito un apporto decisivo al buon esito dell’impresa; ma grazie anche al generoso finanziamento di fondazioni statunitensi quali la Getty Foundation e la Mellon Foundation.

Tuttavia, la mia gratitudine e quella di tutta l’Opera è rivolta principalmente a Margaret Haines e ai suoi collaboratori, che in quindici anni di intenso lavoro hanno dotato l’Opera e la comunità degli studiosi di un nuovo monumento.


Opere citate

Fonti edite e studi

Grote, Andreas, Das Dombauamt in Florenz, 1285-1370: Studien zur Geschichte der Opera di Santa Reparata, München, Prestel, 1959; trad. it., L’Opera del Duomo di Firenze, 1285-1370. Traduzione dell’edizione originale del 1959 pref. di A. Peroni, Firenze, Olschki, 2009 («Archivi di Santa Maria del Fiore. Studi e testi», 3).

Guasti, Cesare, La cupola di Santa Maria del Fiore illustrata con i documenti dell'archivio dell'Opera Secolare. Saggio di una compiuta illustrazione dell'Opera Secolare e del tempio di Santa Maria del Fiore, Firenze, Barbèra, Bianchi & co., 1857.

Guasti, Cesare, Santa Maria del Fiore. La costruzione della chiesa e del campanile secondo i documenti tratti dall'archivio dell'Opera Secolare e da quello di Stato, Firenze, Ricci, 1887.

Haines, Margaret, La sacrestia delle Messe del Duomo di Firenze, intr. di G. Marchini, Firenze, Cassa di Risparmio di Firenze, 1983.

Haines, Margaret, Brunelleschi and Bureaucracy: The Tradition of Public Patronage at the Florentine Cathedral, «I Tatti Studies: Essays in the Renaissance», III, 1989, pp. 89-125.

Haines, Margaret, Myth and Management in the Construction of Brunelleschi’s Cupola, «I Tatti Studies: Essays in the Renaissance», XIV-XV, 2011-2012, pp. 47-101.

Poggi, Giovanni, Il Duomo di Firenze. Documenti sulla decorazione della chiesa e del campanile tratti dall’archivio dell’Opera: parti I-IX, vol. I, Berlin, Cassirer, 1909; vol. II, ed. postuma a cura di Margaret Haines, Firenze, Medicea-Kunsthistorisches Institut, 1988.

Saalman, Howard, Filippo Brunelleschi: The Cupola of Santa Maria del Fiore, London, Zwemmer, 1980.


Note

1Guasti, La cupola.

2Guasti, Santa Maria del Fiore.

3Poggi, Il Duomo, vol. I.

4Poggi, Il Duomo, vol. II.

5Grote, Das Dombauamt.

6Saalman, Filippo Brunelleschi.

7Per citare pochi titoli: Haines, La sacrestia, e Haines, Brunelleschi and Bureaucracy, cui si aggiunge ora il fondamentale Haines, Myth and Management.